RISCHIO COLLASSO SOCIALE, RETTE CASE DI RIPOSO SEMPRE PIU’ CARE

COMUNICATO DELLO SPI CGIL MACERATA DEL 20 FEBBRAIO 2024

Finalmente è entrato nel dibattito pubblico il tema delle rette nelle residenze protette della nostra Regione.
Purtroppo ne parlano solo gli Enti gestori pubblici e privati, manca la parola degli utenti, molti dei quali già da un anno hanno dovuto sostenere un aumento considerevole della quota “alberghiera” a loro carico arrivando in qualche caso ad un aumento fino a 300 € al mese, aggravando la situazione di impoverimento degli ospiti e delle loro famiglie. Il decreto sui Livelli essenziali Assistenziali è molti chiaro la retta è costituita da due voci, il 50 % quota sanitaria a carico del Servizio Sanitario Regionale, il 50% a carico dell’ospite e così non è.

Purtroppo la quota sanitaria è ferma da anni e 67,02 € per anziani non autosufficienti e 90 € per le demenze non sono assolutamente sufficienti a coprire i costi reali dell’assistenza sia sul versante quantitativo che qualitativo.
Nelle Marche le convenzioni che L’Azienda sanitaria stipula con gli Enti gestori prevede una quota aggiuntiva a carico degli utenti, che non si riferisce al pagamento di prestazioni a domanda individuale come ad esempio il parrucchiere, podologo…

Nelle prestazioni aggiuntive non ci sono solo servizi a domanda individuale, ma voci generiche come manutenzione del giardino, climatizzazione, certificazione ISO di qualità, e le prestazioni aggiuntive di infermieri ed OOSS.

Far pagare le prestazioni infermieristiche aggiuntive è particolarmente inaccettabile perché testimonia che l’ospite non è accolto in un modulo adeguato al suo stato di salute.
In diverse situazioni le “prestazioni aggiuntive” determinano un costo che supera la metà della retta.
Abbiamo posto come Sindacato dei pensionati, in modo unitario, la questione alla Regione ormai da 2 anni e mentre i Sindacati CGIL, CISL e UIL, in data 4 dicembre, discutevano con la Regione sul costo delle rette nelle residenze per anziani e su come affrontare il problema di tante famiglie che con questi aumenti rischiano un impoverimento importante, su un altro tavolo la stessa Regione concordava con gli Enti Gestori l’aumento della quota sanitaria.
Aumento che comunque non li ha soddisfatti visto le loro prese di posizioni pubbliche.
Ricordiamo che comunque gli Enti gestori in periodo Covid hanno ricevuto 14 milioni di ristoro per le spese in più a cui hanno dovuto fare fronte.

Le nostre proposte sono chiare
–Rivedere la quota sanitaria a carico della Regione, troppo bassa e ferma da anni,
–Revisione delle convenzioni. In particolare va rivista la parte relativa alle quote aggiuntive e la parte riferita ai notevoli aumenti richiesti dagli Enti gestori al di là di quanto previsto nelle convenzioni.
–Estendere il Fondo di solidarietà agli anziani nelle residenze legato al l’ISEE sociosanitario al fine di collegare la compartecipazione alla spesa alle reali condizioni economiche
–Affrontare il tema più generale del fabbisogno e della qualità della vita all’interno delle residenze.
Fabbisogno che non può essere affrontato senza collegarlo ai servizi di domiciliarità e alle altre forme alternative dell’abitare (Missione 5 del PNRR: inclusione e coesione sociale).
Denunciamo il fatto che la Regione istituisce tavoli di discussione, troppo spesso disertati dai decisori politici, e privilegia gli incontri con gli Enti gestori senza alcuna considerazione dei rappresentanti degli utenti con la conseguenza di decisioni solo tariffarie senza alcuna attenzione alla qualità della vita degli ospiti e alla condizione di lavoro degli operatori.

Si ribadisce che le residenze sono a tutti gli effetti un servizio territoriale sociosanitario che deve essere governato in collegamento con tutti gli altri servizi del territorio e che questo richiede una forte responsabilità pubblica.

COMUNICATO DELLA CGIL MARCHE E DELLO SPI CGIL MARCHE DEL 29 FEBBRAIO 2024 

“C’è il rischio di un collasso sociale. Sul fronte di sanità e assistenza sociale, c’è una
condizione di incertezza che aumenta con l’avanzare dell’età. Siamo ad un mutamento
del welfare che ha smarrito la sua missione e non si riesce a far fronte alle nuove
esigenze, lasciando senza risposta una parte importante della popolazione che è quella
più fragile”. E’ quanto sostengono Cgil e Spi Marche commentando una serie di dati
relativi al welfare e alla sanità locali. Se le Marche, infatti, si confermano tra le regioni più
longeve d’Italia, i numeri del welfare per la terza età sono ridotti al lumicino.
Secondo gli ultimi dati Istat, la spesa per gli anziani e la non autosufficienza, è calata nel
periodo 2020-2011; nel 2020, la spesa si attesta a 19,2 milioni di euro con oltre 3 milioni in
meno di euro (-15,9%).
Secondo i dati Istat, nelle Marche, è in aumento l’indice di dipendenza degli anziani:
secondo le previsioni, si passerà dal 42% nel 2023 al 51% nel 2033 e, andando oltre dieci
anni, al 66% nel 2043.
Non va meglio per i servizi residenziali: per quanto riguarda le tariffe, nelle Marche, la
media è di 128 euro al giorno contro i 112,6 euro del nazionale. Per quanto concerne le
tariffe per le Residenze protette, nella regione, le tariffe sono comprese tra i 66,5 e i 74,7
euro giornalieri di cui la quota sanitaria valutata a 33,5 euro al giorno. Si tratta di un
importo inferiore alla media nazionale e insufficiente a coprire i costi legati all’assistenza
di tipo sanitario in struttura.
Già ora, tra l’altro, è aumentato il ricorso al lavoro privato di cura e cioè l’impiego di
assistenti familiari: sulla base dei dati Inps, nelle Marche, le badanti regolarmente
occupate nel 2022 erano 14.333 con un incremento del 17,6% dal 2023.
Per quel che riguarda la prestazione universale di 850 euro per gli anziani non
autosufficienti che dovrebbe servire per remunerare l’assistente familiare, nelle Marche, a
fronte di una platea di 121mila anziani non autosufficienti, saranno interessate al massimo
810 persone. E questo perchè i criteri previsti sono molto restrittivi: almeno 80 anni, ISEE
fino a 6000 euro, assegno di accompagnamento
Per la Cgil e lo Spi Marche “questa misura ha ben poco di universale; per l’ennesima volta
si tratta di annunci roboanti ma che non dà risposte alle persone fragili e ai loro drammi,
che continueranno ad essere lasciate sole”.
E ancora: “Se si vuole affrontare seriamente il tema della non autosufficienza è
necessario uscire dalla logica del trasferimento monetario e affrontare il tema vero che è
quello dei servizi, ma per fare questo è necessario investire risorse che per ora non ci
sono”.
Per la Cgil Marche e lo Spi Marche, “questi dati parlano chiaro: vi è il rischio di un collasso
sociale. Ad oggi, non è stato messo in campo nessun programma di riforma; per questo, è
importante una legge sulla non autosufficienza che abbia risorse adeguate e che non
tradisca le promesse e le aspettative degli anziani e delle loro famiglie”.