” Te la faranno pagare cara”

“Te la faranno pagare cara” È lo slogan della campagna nazionale lanciata assieme alla Cgil contro i tagli del Governo: “Ridurre il nostro fondo vuol dire negare la gratuità delle tutele essenziali, indebolire i diritti dei più deboli e abbattere il sistema assistenziale italiano”

Come è noto, il Fondo Patronati è alimentato in parte dall’associazione promotrice e in parte dai contributi previdenziali dei lavoratori e dei datori di lavoro. Questo gettito contributivo per cui la Legge 152/2001 (Disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale) prevede esplicitamente che non possa essere utilizzata per altri scopi rispetto al finanziamento dei patronati,  permette la gratuità dei servizi di tutela rivolti a tutti i cittadini.

Il fondo Patronati viene ripartito in base alla quantità svolta da ciascuna organizzazione come da riscontri del Ministero del lavoro. Tuttavia il rimborso copre appena il 30% dell’attività svolta dagli stessi mentre per il restante 70% non è previsto alcun finanziamento pur permanendo l’obbligo della gratuità del servizio in capo ai patronati. Inoltre, a seguito del processo di telematizzazione totale avviato dall’INPS, che non ha tenuto conto della scarsa alfabetizzazione informatica che riguarda il 50-55% della popolazione italiana, i patronati hanno visto aumentare l’affluenza dei cittadini che si sono rivolti a loro per avere assistenza.

Già dal 2010 il fondo era stato ridotto di 30 milioni di euro annui così come la legge di Stabilità dello scorso anno che in prima stesura prevedeva un  taglio di 150 milioni, ridusse il Fondo di 35 milioni e previde una riduzione dell’aliquota contributiva che doveva essere collegata però a una riforma degli stessi patronati, mai portata a termine, per ridurre il numero di quelli più piccoli e inefficienti.

Oggi sono previsti nuovi tagli. Nella proposta di legge di Stabilità per il 2016, il Governo intende aggiungere ulteriori tagli pari a 48 milioni di euro al Fondo dei Patronati. La chiara volontà politica è quella di sostituire il “finanziamento pubblico” con forme di provento alternative, e introdurre misure per l’autonomia anche finanziaria e patrimoniale dei patronati. Tutto ciò rischia di modificare profondamente il funzionamento e la delicata missione sociale e sindacale del patronato.  La semplificazione della Pubblica Amministrazione (più rivolta al risparmio che alla qualità del servizio) ha avuto ricadute importanti sui cittadini che trovano nell’attività dei  patronati una continuità e una una certezza che rischia, però di diventare un “privilegio” grazie ad un Governo che si pensa autosufficiente e la riduzione dei fondi non sanerà uno “spreco”, ma finirà per colpire i soggetti più deboli che si rivolgono ai patronati per ricevere assistenza gratuita nei confronti della amministrazione pubblica.

Inca Macerata