TFR in busta paga “Si” o TFR in busta paga “No”

Il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 19 marzo, entrato in vigore, permette, da aprile 2015, al lavoratore dipendente privato di richiedere il Tfr in busta paga, ogni mese, che diventa quindi normale reddito da lavoro e come tale verrà tassato.
E’ una a norma “sperimentale” che ha lo scopo di rilanciare consumi ed economia. Nel frattempo chi vorrà potrà farne richiesta in qualunque momento, ma poi non potrà ritornare sulla decisione fino al 30 giugno 2018.
Non ci sarà più alcun trattamento favorevole in termini di tassazione anzi il trattamento fiscale è peggiorativo rispetto alle agevolazioni garantite al Tfr.

Non potranno richiedere la liquidazione del Tfr in busta paga:
I dipendenti pubblici, gli autonomi, i liberi professionisti e tutte le altre categorie senza Tfr;
I dipendenti privati per cui la legge o la contrattazione collettiva applicata prevede la corresponsione periodica del Tfr (es. personale marittimo in turni particolari) o l’accantonamento presso terzi (es. lavoratori dell’edilizia con Tfr accantonato presso le casse edili);
I lavoratori domestici e del settore agricolo;
I dipendenti privati di aziende in crisi (procedure concorsuali, piano di risanamento dei debiti iscritto al Registro delle imprese e accordo di ristrutturazione dei debiti);
I dipendenti in cassa integrazione straordinaria e in deroga;
I dipendenti che hanno un vincolo sul Tfr. Ad esempio che hanno attivo un finanziamento con cessione del quinto dello stipendio senza liberatoria da parte della finanziaria.

Dal momento in cui ricevo il Tfr in busta paga tale somma diverrà normale reddito da lavoro. L’anticipo, infatti, verrà trattato come componente aggiuntiva dello stipendio e quindi sarà “assoggettato a tassazione ordinaria e non imponibile ai fini previdenziali”. Quindi sì nel conto Irpef, no in quello dei contributi.
Il Tfr in busta paga sarà conveniente per i lavoratori con un reddito fino a 15.000 euro mentre subiranno un aggravio fiscale quelli al di sopra di questa soglia, con un aumento annuale di tasse che, per chi ha 90.000 euro di reddito, arriva a 569 euro l’anno (1.895 euro in meno per il periodo marzo 2015-giugno 2018).

Inca Macerata